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Fintech, nuove skill e innovazione digitale: l’intervista a Fabrizio Villani

Fintech: chi, cosa, come, dove, quando e perché?

Il Fintech è il contenitore che racchiude tutte quelle innovazioni tecnologiche che da un paio di anni a questa parte stanno rivoluzionando l’intero panorama finanziario. 

Chi meglio di Fabrizio Villani, CoFounder & Head of Growth di Fintastico e autore di Fintech Expert, contro il logorio della banca moderna, può raccontarci i suoi trend futuri e quali sfide dovranno affrontare le banche per rimanere competitive in questa evoluzione tecnologica?


 

Buongiorno Fabrizio, ci racconti qualcosa di Fintastico e cosa ti ha spinto a scrivere Fintech Expert, contro il logorio della banca moderna?

In primis, grazie per questa bella opportunità di raccontare le mie attività, che per mia fortuna sono anche le mie passioni. Fintastico è il principale portale in Italia per quanto riguarda i servizi finanziari innovativi. Permettiamo ai consumatori di scoprire e capire quali sono i servizi finanziari innovativi che meglio rispondono ai loro bisogni. Dall’altra parte aiutiamo i fornitori di servizi finanziari innovativi ad accedere a una audience qualificata interessata ai prodotti e servizi che offrono.

Il libro è “nato un po’ per caso”, nel senso che un giorno ho ricevuto la richiesta dell’Editore FrancoAngeli per un progetto editoriale orientato a spiegare le opportunità professionali legate al mondo del fintech. Inizialmente ero un po’ preoccupato dal titolo (“Fintech Expert”), un po’ pesante da portare da solo tutto sulle mie spalle. La fortuna mi ha fatto trovare sul cammino un ottimo compagno di squadra, Giancarlo Giudici, professore ordinario di Finanza Aziendale al Politecnico di Milano, che ha accolto positivamente la mia richiesta ed è diventato (per mia grande gioia) co-autore di questo testo.

Raccontare il settore nel quale lavoro da ormai 8 anni, mettendolo nero su bianco, è stata per me un’esperienza molto coinvolgente e appassionante e chissà,  potrei decidere di tornare a farlo prima o poi!

Quali sono i ruoli e le competenze richieste al fintech expert, soprattutto in questo rinnovato mercato del lavoro?

Fintech Expert, contro il logorio della banca moderna di Fabrizio Villani e Giancarlo Giudici

Per la sua natura, il fintech è una materia complessa perchè abbraccia diverse discipline. Le due principali, che costituiscono anche il suo nome, sono finanza e tecnologia (nello specifico informatica).

Per questo motivo, abbiamo deciso di non delineare il profilo di un “solo” fintech expert, ma una serie di figure professionali che ruotano intorno al fintech e che sono di particolare interesse per il settore.

Tra i principali ruoli individuati nel libro troviamo: lo sviluppatore blockchain, lo sviluppatore di app, l’analista finanziario, UX designer, compliance manager, esperto di sicurezza informatica, analista quantitativo, data analyst e data scientist.

Le competenze hard ovviamente cambiano a seconda del ruolo che si vuole ricoprire, mentre per le soft skills sicuramente sono importanti la capacità di problem solving, la curiosità, il pensiero creativo, il forte spirito di adattabilità e il saper dialogare in modo efficace con figure professionali che hanno sensibilità e approcci diversi.

Come ha reagito il settore del Fintech alla pandemia?

Direi alla grande, nel senso che sicuramente, nonostante il contesto generale non ottimale per le ricadute sociali e economiche della pandemia, questo “cigno nero” ha sbloccato una serie di dinamiche sociali che avrebbero impiegato dai 5 ai 10 anni a manifestarsi a pieno. Penso, per esempio, alla robusta crescita dell’ecommerce e del food delivery, che ha permesso di comprendere a pieno le opportunità che offre il settore fintech.

I periodi di lockdown hanno spinto persone e imprese a fare affidamento su strumenti e piattaforme digitali, senza il bisogno di doversi recare fisicamente in filiale. Ciò che prima era visto con diffidenza o sospetto (qui mi riferisco principalmente ai baby boomers), ad un certo punto è entrato a far parte del nostro vivere quotidiano. 

Molti sono stati anche gli esempi di collaborazione tra istituzioni tradizionali e fintech per facilitare l’accesso al credito delle PMI e offrire in questo modo un aiuto concreto all’economia reale. Cito due esempi su tutti: Banca Generali insieme a Credimi e Banca Valsabbina e Azimut insieme a BorsaDelCredito.

Quale ritieni sia la più grande sfida che le banche devono affrontare oggi per rimanere competitive con l’evoluzione tecnologica?

La sfida è salvaguardare il loro capitale più importante. No, non mi riferisco ai soldi, ma al loro capitale umano. Ad oggi ci sono circa 280.000 dipendenti bancari e 220.000 dipendenti assicurativi, la vera sfida per le banche e le assicurazioni è quella del reskilling e dell’upskilling di questa forza lavoro. Non è pensabile licenziare e lavarsene le mani, sarebbe un danno troppo grosso non solo per l’economia italiana ma anche per le stesse istituzioni finanziarie.

Con reskilling si intende l’insieme di attività e processi formativi che permettono ai lavoratori di farsi trovare pronti, nel caso debbano cambiare professione lavorativa. Per “farsi trovare pronti” si intende che il loro profilo possa mantenere un costante appeal sul mercato del lavoro. In poche parole: rimanere al passo con i tempi.

L’upskilling indica quelle attività formative volte a far crescere le competenze dei dipendenti nel medesimo ruolo. In questo caso, si rende necessario all’interno delle organizzazioni l’adozione di un piano di crescita per ognuno dei singoli dipendenti, volto a migliorarne le competenze. Questo avrà risvolti positivi anche dal punto di vista della produttività aziendale. Nel libro mostriamo qualche esempio utile che può essere adottato da banche e/o compagnie assicurative.

Quale pensi sarà il trend del fintech da tenere d’occhio quest’anno, e non solo?

Il trend per me è sempre e solo uno: capire come trasformare questa marea di innovazione tecnologica in ambito finanza in qualcosa che non sia più visto solo come un trend o una moda da cavalcare, ma come un vero e proprio “cambio di paradigma”, che è qui per rimanere.

Il settore fintech, formato da startup, PMI e imprese (anche quotate) sta cercando di superare alcuni dei difetti storici della finanza tradizionale: opacità, modelli di business basati sulle asimmetrie informative, rendite di posizione, salvaguardia dello status quo e poca propensione all’innovazione, solo per citarne qualcuna.

In ballo non c’è la “vittoria finale” del chi arriva primo vince tutto, ma piuttosto la stabilità e la sostenibilità dell’intero sistema economico e finanziario. L’aumento della competizione all’interno del settore bancario e assicurativo non deve essere vissuto come un nemico da annientare, ma come uno stimolo a fare meglio, la molla del cambiamento che deve spingere a migliorarsi ogni giorno.

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